Morto Stalin nel 1953, il suo successore, Nikita Kruscev, dimostrò subito di volersi staccare dalla linea del suo predecessore. K. Voleva realizzare un vasto programma di riforme per modernizzare la società sovietica e migliorare le condizioni di vita della popolazione. Inoltre cercò di migliorare i rapporti con gli Stati Uniti, dimostrando la superiorità del sistema comunista rispetto a quello capitalista. Quindi, la gara tra le due superpotenze doveva essere spostato dal terreno militare a quello della ricerca scientifica e dello sviluppo economico.Queste posizioni resero possibile la Conferenza di Ginevra, a cui, oltre a Kruscev, parteciparono anche il Presidente americano Dwight Eisenhower ed i capi di governo inglese e francese. Così per la prima volta dalla fine della guerra le superpotenze riallacciarono il dialogo e iniziò l’epoca della distensione: il contrasto tra USA e URSS restava ma senza le tensioni e gli eccessi degli anni precedenti.
Ma la novità più importante fu la denuncia di Kruscev dei crimini di Stalin nel 56. K, infatti, fece un discorso al XX Congresso del Partito Comunista in cui affermava che Stalin imponeva le sue idee, chiedendo sottomissione assoluta alle sue opinioni. E quando molti attivisti del partito furono accusati di essere nemici al partito in realtà erano solamente onesti comunisti. Questo rapporto rimase segreto per qualche mese poi apparve su tutti i giornali americani. Così tra i comunisti che adoravano Stalin ci fu un grande disorientamento e nei paesi del blocco comunista si sviluppò la speranza di un regime meno oppressivo.
In Polonia i dirigenti del partito legati a Stalin furono sostituiti. In Ungheria, però, dove il Capo del governo Imre Nagy voleva concedere la libertà di stampa e portare la nazione fuori dal Patto di Varsavia, la situazione fu difficoltosa. Intervenne, infatti, l’Armata Rossa e soffocò nel sangue il tentativo riformatore. La repressione ungherese destò grande scalpore in Occidente e alcuni comunisti presero le distanze dall’Unione Sovietica. La repressione aveva dimostrato il lato oppressivo del regime sovietico solitamente coperto dalla propaganda e che, in realtà, gli Stati comunisti non contavano nulla perché dipendevano completamente dalla volontà di Mosca, vennero, quindi, definiti Stati Satelliti.Negli anni successivi le repressioni brutali continuarono; il caso più grave si verificò in Cecoslovacchia nel 68: il partito comunista, guidato da Alexander Dubcek, aveva l’obiettivo di liberalizzare l’economia e di creare un socialismo più umano. Ma l’Unione Sovietica, preoccupata da quest’iniziativa, intervenne: l’Armata Rossa entrò a Praga, ponendo fine alla “Primavera di Praga”, come viene chiamato quel periodo.
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